Cinquanta sfumature di sottomissione

E. L. James, Michel Houellebecq e Costanza Miriano


Quando in Spagna la Nuova Inquisizione del politicamente corretto tentò di mandare al rogo il libro di Costanza Miriano, si osservò che decine di volumi con il termine ‘sottomissione’ in copertina affollavano indisturbati le librerie del regno. Ma si trattava della sottomissione come categoria erotica e poiché le perversioni sono divenute sacre nell’orizzonte della intoccabile rivoluzione sessuale sempre in divenire, non poteva esserci nulla di nocivo.

 

In Sposati e sii sottomessa, titolo ironico, molto più provocatorio del contenuto, Miriano si permetteva invece di delineare una sottomissione all’interno dei sacri vincoli familiari. Sottomessa – messa sotto - come ciò che è alla base, come la roccia su cui si regge la famiglia e la società intera. La donna regge il mondo. Nobile assunzione di responsabilità, laddove le cinquantamila sfumature erotiche rappresentano il rifiuto di ogni responsabilità, l’accettazione supina, la fuga invece della battaglia quotidiana. 

Nessuno si è sognato, invece, di chiedere il ritiro del libro di Huoellebecq; eppure nel suo libro la sottomissione potrebbe risultare ancor più scandalosa, perché resa a una religione nell’orizzonte della supremazia sulle donne, sottomesse in maniera ben più comune. Ma si tratta di un romanzo, di una distopia, parto di un autore considerato – ancora – nichilista. Quindi si può accettare.

Ma quale nichilista! Non che non lo sia stato (non si sa bene se lo sia ancora: il mio ateismo - ha dichiarato - non ha veramente resistito alla serie di perdite che ho subito). Ma avendo abitato il nichilismo per una vita, è riuscito a vedere bene a cosa conduce l’ubriacatura di nichilismo: follia, anarchia, debolezza, morte. Dell’uomo ma soprattutto della società. Da tempo lo scrittore (che in una recente intervista alla Paris review ha decretato la fine dell’Illuminismo) va radiografando il cancro della civiltà occidentale. Da bravo nichilista non ha trovato veri rimedi. In Piattaforma il protagonista cercava la salvezza nell’amore, rendendosi conto che l’amore terreno ci può essere sottratto. Alla fine trovava lenimento nel sesso, e già allora, da misogino (o da realista, erede di una grande tradizione), pur considerando l’Islam come il Nemico, l’autore tesseva le lodi dell’oriente, o meglio della donna orientale, capace di una dedizione e di una femminilità ormai sconosciute all’occidente, unica possibilità di sopravvivenza per il pianeta. Alla “liberazione della donna” – dichiarò lo scrittore francese - è conseguita una dissoluzione della coppia e della famiglia, cioè delle ultime comunità che separavano l’individuo dal mercato. Credo che sia molto generalmente una catastrofe umana; ma che, anche in questo caso, siano le donne a soffrirne maggiormente. Classicamente, i valori femminili erano permeati di altruismo, amore, compassione, fedeltà e dolcezza. Anche se questi valori sono stati messi in ridicolo, bisogna dirlo chiaramente: sono valori superiori di civiltà, la cui scomparsa totale costituirebbe una tragedia”. Costanza Miriano approverebbe.

  

Il protagonista di Sottomissione sembra vagheggiare più una vera sottomissione della donna – e la poligamia – che la dedizione spontanea ma, in ogni caso, ritroviamo qui la sottomissione al sacro unita a quella erotica. Lo studioso di Huysmans – che passò dal Naturalismo al Cattolicesimo – passa dal nichilismo all’islamismo. Per opportunismo, vigliaccheria, pigrizia: nessun fervore da neofita. I fervori non sono di questo mondo (occidentale). Ma, ambiguamente, cinicamente, ecco riunite in qualche maniera le sfumature del grigio e il colore puro della frase di San Paolo. Possiamo dedurre che il simulacro della ‘libertà’ – da tutto e da tutti – sia ormai messo in discussione? L’uomo ha bisogno di sottomettersi. Se gli si nega la religione, l’unica forma sana di sottomissione, di legame, di adorazione, troverà modi più degradanti di sottomissione: all’Io, alle ideologie, al Dominatore di turno. 

Nei libri di E. L. James la sottomissione non appare nel titolo ma è la sostanza stesso del libro. Letterariamente inconsistente, al contrario del libro di Houellebecq, 50 sfumature di grigio porta prepotentemente alla ribalta, insieme al film omonimo ora nelle sale, un tema ricorrente: ricordate Secretary, con James Spader e Maggie Gyllenhaal, tratto da un racconto di  Mary Gaitskil, scrittrice di tutt’altro spessore? Lì la sottomissione diviene il mezzo per approdare a una relazione amorosa.

Ma un libro davvero imprescindibile è The surrender, di Tony Bentley, definito “Il più grande inno mai scritto sul potere trascendente della sodomia dai tempi del marchese de Sade”. Tutta sta trascendenza sadiana non me la ricordo ma resta il fatto che The surrender, blasfemo per molti, spirituale per qualcuno, ribadisce, in maniera oscena, cruda, anche squisitamente erotica, che la sottomissione sessuale può essere un modo di incontrare Dio. Chi non ama le prediche cattoliche può rivolgersi al contraltare profano di Costanza Miriano: la ‘pervertita’ Bentley apprezzata danzatrice, collezionista di rosari, affascinata dai santi (“Francesco, Tommaso, Girolamo, le due Terese”) ha in fondo le stesse idee della scittrice italiana: “Qualcuno deve stare sopra, qualcuno sotto. La parità vanifica il progresso, impedisce l’azione. Ma due che stanno uno sopra e uno sotto, be’, fanno in tempo ad arrivare in capo al mondo e tornare indietro prima che i sostenitori della parità finiscano la trattativa su chi paga, chi scopa e chi si prende la colpa”.  

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