Il nuovo tabù

Pensate a una categoria erotica veramente estrema, una nicchia per perversi. No, non il fisting, non il bondage, non il pissing: la categoria più esasperata del porno è la sezione hairy . Sui siti dedicati non vi attendono necessariamente atti sessuali, a volte neppure l’esibizione dei genitali: la prima immagine della home può essere quella di un’ascella. Pelosa. Scopro così di aver passato la mia infanzia dentro uno sconfinato

sito porno, rimirando centinaia di ascelle villose, vissute allora come innocenti, insignificanti, rassicuranti. Furiosamente sexy solo a ripensarle oggi: ammiccanti, promettenti, quasi sempre brune.

 

Così scriveva Mario Bianco qualche anno fa su un blog collettivo:

Uno si può obliare rimirando un’ascella non depilata.

Io dico di sì.

Una volta ho visto un’ascella di Anna Magnani, intendo dire al cinema, e mi sono sentito tanto bene ovvero ho dimenticato il mondo e le sue malizie.

Adesso si depilano tutte le ascelle, cioè tutte le fimmine, circa, e fanno malissimo togliendo fascino a quel, pressoché, recondito luogo corporale, ecco.

Una volta dicesi che Andrea De Chirico, cioè Savinio il grande, nell’anno 1946 guardasse ammiratissimo da un dehors di un caffè in Torino, di fronte alla stazione di Porta Nuova, in una estate bruciante, alcune fanciulle in fiore e prosperose e senza maniche che in aria portavano le loro braccia per fermare i cappelli di paglia mostrando il pilo dell’ascella o delle ditella, come dicea Dante; a quel punto pare che il maestro stuzzicato da vivacissimo desiderio esclamasse ghignando: ”Dovrebbero arrestarle!

 

Nella primavera del 2012 una donna festeggia con le braccia alzate la vittoria della sua cantante preferita alla selezione della voce svedese per l'Eurovision Song Contest e una telecamera, che la cattura per caso, trasmette in diretta l'immagine in moltissime abitazioni svedesi. Alcuni istanti dopo, uno screenshot della scena viene diffuso su Internet e in poche ore riceve più di 1.700 commenti. L'entusiasmo della ragazza ha rivelato qualcosa di sensazionale: i peli delle ascelle! Immagine provocatoria per gli svedesi, soprattutto per gli uomini, e persino tra i meno giovani: "Blah, che schifo!", "Mi ha rovinato tutta la serata!", "la cosa più disgustosa che abbia mai visto!", "Roba da femministe!", "Che antiigienico!", " non si vergogna?". I commenti sulla rete diventano un po' alla volta sempre più aggressivi.
Altri però si pronunciano a favore di Lina: "Il disgusto è usato come un mezzo per mantenere la gerarchia sociale e l'equilibrio di potere - dice l'ideatore della pagina Facebook Ta Haret tillbaka  - il fatto che le persone si sentano disgustate e sputino sentenze cariche di odio è solo un mezzo per tenere a bada le donne e di esercitare un controllo sociale." E chiede alle donne di tornare a portare i peli non rasati e di esserne fiere.

La domanda che sorge spontanea è: come mai tutti, ai giorni nostri, hanno compreso il significato del tormentone di Antonio Albanese? Nessuno sotto i cinquanta anni, forse i quaranta, avrebbe dovuto ridere all’irresistibile Cchiù ppilu pi ttutti di Cetto La Qualunque: la sineddoche non dovrebbe avere alcun senso per giovanotti abituati a pudende snaturate dalle cerette brasiliane. Per la stessa ragione dovrebbe risultare incomprensibile il proverbio “tira più il pelo…”, che nella versione dialettale del paese mio non contempla come secondo termine il carro di buoi ma il semplice canapo.

Va detto che la figura retorica non ha, in questo caso, il solo scopo di attenuare eufemisticamente la crudezza del termine che indica il tutto: il vello costituiva un richiamo di per sé, rappresentava l’attrattiva principale della zona. Si può immaginare Courbet che consegna a Khalil-bey L’Origine du monde con la vulva priva di cornice, miseramente sperduta in un roseo e piatto contesto?

 

Un brano da La moglie del vicino di John Updike (come riportato in un libro di Norman Mailer): “Ciascun pelo è prezioso e individuale, svolge un ruolo distinto nell’insieme: biondo fino all’invisibilità là dove coscia e addome si congiungono, scuro fino all’opacità là dove le tenere labbra richiedono protezione, rude e ruvido come la barba d’un boscaiolo sotto il clivo del ventre, bruno e sparso come i baffi d’un Machiavelli (ndr: di chi starà parlando Updike? I ritratti di Machiavelli ce lo danno glabro) là dove il perineo declina verso l’ano…  questa fila capricciosa di peli che ascende verso il mio ombelico nella mia abbronzatura, i radi ciuffi che si baciano all’interno delle cosce, la peluria che lambisce e addobba la fessura del mio deretano…

 

Quello che sconcerta, in questo clima di rimozione, di intolleranza per il nostro naturale abbigliamento, è che a rivendicare il libero pelo non siano tanto, come si potrebbe pensare, anziani maschi nostalgici, ma le femministe e  le lesbiche: i blog degli irsutisti contengono infatti anche foto di gambe troppo pelose, delle quali un maschio farebbe volentieri a meno. Non si tratta insomma di tradizionaliste, di donne che comprendono la bellezza di un antico e naturale mezzo di seduzione e se ne riappropriano, ma di un fondamentalismo di segno opposto: neofemministe che, fuorviate dal disgusto (acquisito) degli ominicchi moderni, depilati fino alle sopracciglia pure loro, rivendicano la libertà dalla tortura periodica, argomentando l’infondatezza della vantata igienicità della pratica e convinte che la loro scelta sia antiseduttiva. Fan dispetto agli uomini, immaginano. E ormai, forse, è vero.

 

Cosa ci ha condotti a questo? Sarà stato proprio il porno? Esigenze di praticità e igienicità dei professionisti da un lato e, dall’altro, quell’esaltazione della visibilità degli organi che è un imperativo del porno: nessun velo, nessun gioco di luci, neanche un ciocca di capelli a velare dettagli dei genitali sempre illuminati ginecologicamente, spietatamente? Educati dal porno, abbiamo cominciato a trovare malsana l'apparizione dell’ornamento naturale? O è stato il porno a mutuare dalla società le esigenze di igiene, disinfezione, ordine, eleganza frigida, deodorata, liscia, insipida, metropolitana?

 

Di sicuro c’è lo zampino dei guru della moda, che non potevano tollerare interferenze disordinate con le scollature dei loro abiti. Hanno piallato perfino l’espressione  del volto dalle modelle, figuriamoci se non provvedevano all’epilazione massiva. Gli stilisti, quasi sempre omosessuali, aborrono la figura femminile nella sua quotidiana carnalità, non sono interessati a ciò che del corpo risulta(va) sessualmente stimolante. Respinti dalla visione delle mammelle, e da ogni morbidezza delle curve, hanno imposto un ideale che non ha nulla a che vedere con la realtà morfologica del genere umano (e dunque con l'ancestrale immaginario maschile). Le donne hanno cominciato a odiare il proprio corpo, esattamente come i maestri della moda, e alla fine anche gli uomini si sono adeguati a questa mostruosa stilizzazione, accettando perfino la inquietante nudità delle pieghe del corpo femminile, quella sì repulsiva, da cozza nuda (così viene chiamata in Salento la limaccia) o, per andare sul raffinato, da pelle di serpe (come veniva definita in un libro di D’Annunzio).

 

 

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Commenti: 6
  • #1

    Mario Bianco (lunedì, 25 marzo 2013 20:58)

    grazie Elio della citazione, e del tuo bel testo.
    Ne sono felicissimo!

  • #2

    liviobo (martedì, 26 marzo 2013 15:06)

    eh eh, il tema è meno superfluo di quel che sembri...sostanzialmente concordo...sicuramente la "vegetazione" naturale (quella che ildegarda chiamava la viriditas femminile)è per me irrinunciabile se sono innamorato, e questa è la verifica che conta...aggiungerei però che anche la "levigatezza" può essere erotica, forse soprattutto nella post-giovinezza... perfettamente formulata la tesi finale, per quanto possa scandalizzare qualcuno...

  • #3

    Livio Romano (mercoledì, 27 marzo 2013 09:18)

    Concordo totalmente. La prima volta, una decina d'anni fa, in cui sentii una donna affermare che si depilava totalmente la cozzapesca provai un disgusto atroce. Peli e riccioli, sì. Oddio, non da selva amazzonica (io stesso sfoltisco un minimo la zazzera crespa attorno al brando). Ma devono esserci, senò a me mi passa qualsiasi fantasia. Non so inoltre se trovare più ridicola l'altra voga, quella che porta i maschi a farsi cozze nude da capo a piedi. C'è in giro una checcaggine inconfessata che si manifesta anche con queste carni glabre magari spalmicchiate di maleodoranti cremine e olii -ma io non faccio testo, io non metto sulla pelle manco il Foille se mi scotto arrostendo la carne.

  • #4

    cristiano (mercoledì, 27 marzo 2013 15:15)

    mi pare che concordiamo sulle eccitazione anacronistiche. ricordo in Germania, una ragazza greca, con un sottile baffino appena accennato, che mi piaceva molto, di cui però apparentemente ignoravo l'esistenza agli occhi del mondo. gli stilisti: creatori d'arte, ma distruttori di entusiasmi erotici spontanei.
    bel post,
    cristiano

  • #5

    Sergio Rotino (mercoledì, 10 aprile 2013 18:17)

    Una sola parola, anche se in ritardo, sul pezzo: grande!

  • #6

    Vlad (giovedì, 06 giugno 2013 01:00)

    io il pube femminile l'ho sempre immaginato peloso..poi ammetto che i baffi non mi piacciono neanche su di me (come il monociglio, del resto)..figuriamoci sulle donne e non trovo attraente neanche una donna dalle gambe troppo pelose se i peli sono scuri e folti.ma questi sono miei gusti che mai mi sognerei di imporre e non umilierei mai una ragazza solo perchè non mi attrae. Ciò che mi preme dire è che chi si depila, uomo o donna, ha il diritto di farlo per le ragioni estetiche o meno che vuole..e chi non si depila ha anche lui/lei diritto di non farlo. poi non farlo solo per "andare contro" mi pare discutibile, ognuno agisce sulla peluria come crede