Sulla bellezza

2008-10-06 07:02:21

 

Risposta alla lettera di Davide

 

Davide Bregola ha pubblicato presso Liberamente Editore Lettera agli amici sulla bellezza

 

Caro Davide,

 
di lettere come la tua vorrei spedirne ogni giorno: sono stufo anch’io di personeche pensano al Mondo come a qualcosa di morto, si occupano della patologia invece che della fisiologia, si volgono alla tragedia e mai

 

al lirismo. Sono stanco soprattutto di quelli che non scrivono d’altro e spacciano la loro biliosa visione per l’unica possibile. Anch’io divento triste leggendo le pagine culturali dei quotidiani (e fai bene a chiarire che da rifuggire non è la tristezza in sé, ma l’innaturale circostanza che siano le pagine culturali a provocarla). Ora, non è che a me succeda spesso di percepire “ogni comparsa di essere umano come una vera e propria visione – un’opera - invece che come un interludio insignificante”. Ma proprio perché questa condizione è così rara comprendo quanto sia importante ricercarla, farne termine di confronto. Sulla bellezza, insomma, o sulla felicità, che è la stessa cosa (la felicità non è altro che la percezione della bellezza) vorrei fare spamming.

 

Invece non spedisco neanche una mail. Non solo perché certe pagine, se non accostate in una condizione spirituale partecipe, possono apparire “fintamente messianiche, inadatte alla persone adulte, per lettori ingenui” (certe cose si scrivono attendendosi – per probabilità statistica – una percentuale di destinatari nella condizione spirituale ideale): è che occorre narrare la condizione, evidenziare corrispondenze, individuare il simbolo, come faceva Bach nel Gabbiano da te citato. Ci vuole forza, ispirazione, grazia. Occorre costruire la ‘parabola’ che raccolga i segnali da un ampio spicchio di universo. Se no rimaniamo alla perorazione. E non so quanto funzioni l’esortazione a leggere Platone (e Plotino, aggiungerei, per non parlar d’altri incredibili autori dei primi secoli).

La tua lettera, a parer mio, manca il bersaglio perché quando cerchi di trasmettere il sentimento della bellezza finisci quasi sempre per soffermarti sulle splendide immagini della natura. Certo, vivere nella natura predispone bene: il più refrattario dei cittadini, il più ottuso dei motorizzati, troverà il tempo di sospirare “che bello”. Tanto è un’altra vita, non quella vera. Dovremmo però approntare istruzioni per la percezione della bellezza nel cemento di un condominio, o in un quartieraccio di periferia invaso dal tanfo intollerabile dei rifiuti non rimossi per mesi. Il capriolo sull’erba smeraldina, Davide, ce l’hanno già come sfondo del desktop. E’ lo splendore di un gatto spelacchiato che dovremmo rendere, se no non abbiamo spostato niente. Intendevo regalare la tua lettera a una persona cara. Ma esito. Perché se non fai centro subito con un’affilata tricuspide, chi cammina “per dritto e per traverso sprecando le sue energie” non avvertirà “la scossa con cui trasferisci in lui la felicità” e la prossima volta respingerà al mittente, senza aprire.

 
Con affetto.



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