Si presenta bene

2013-01-09 12:59:57

 

La politica, branca dell’Estetica


Anche su  Oltre la notizia, dove potete seguire la discussione 

E’ sobrio, coerente e apprezzato all’estero: lo votiamo. Ho scoperto che agli italiani piace Monti Mario. Ma come, non stavate lamentandovi un secondo fa della pressione fiscale? E delle pubbliche voragini? Della stretta mortale dell'economia? Sì, però ci fa fare bella figura, perché è ‘serio’. Ebbene sì, è serissimo il professore: mica rideva quando

       

condannava a sette anni di reclusione migliaia di pensionandi. E dopo averci regalato l’IMU non se l’è spassata stornellando con Apicella. Levare i soldi ai malati di SLA per comprare aerei da caccia? No, non era una barzelletta. Aumenterà ancora l’IVA per strozzare definitivamente l’economia però non interviene ai compleanni, manco a quello di Napolitano, figurati a quello di Noemi. Perciò è OK. Non conta che ci stia annientando, basta che si presenti bene. 

Non fa le corna agli altri capi di stato, lui, è il loro lacchè. Lo stanno criticando solo per eccesso di zelo: perfino a loro risultano iniqui i criteri allegri con cui ha applicato l’IMU. Abbiamo acquistato credibilità? Vorrei vedere che la culona non apprezzasse il manico di scopa, ce l’ha spedito con regolamentare documento di trasporto. Guardo gli estimatori e penso: possibile che questo non li inquieti? Gli stranieri, cari signori, devono apprezzare i nostri vini, i nostri abiti, le nostre automobili, non i nostri governanti: un leader dovrebbe essere odiato dai suoi omologhi, fatto bersaglio di ogni genere di complotto. Deve far chiasso, scompigliare le carte, non star lì come un maggiordomo. I maggiordomi, silenziosi e servizievoli, sono unanimemente apprezzati ma uno statista deve rompere le uova nel paniere ai presunti amici, deve battere pugni sul tavolo o, più pittorescamente, scarpe sul banco come Krusciov, deve circondare il cordone dei marines con un cordone di carabinieri, se questo è nell’interesse del paese. Deve allearsi con chiunque possa garantirci fonti energetiche a buon prezzo e tener duro, cosa che purtroppo il piacione di Arcore si è dimostrato incapace di fare, andando a bombardare a comando, come a suo tempo D’Alema. 

Uno che si presenta bene toglie decenni e ragnatele a qualsiasi vecchio arnese di tutte e due le repubbliche. Perché il maramaldo è tennico, che è diventato ormai l’apprezzamento più grande che si possa fare. Peccato che, tecnicamente parlando, lui e i suoi ministri siano incompetenti, pasticcioni, ignoranti, che siano incapaci di andare oltre un’aritmetica elementare e le scorrerie facili. Bastavano i dignitari della prima repubblica per aumentare benzina e sigarette e tagliare le pensioni. Appena c’è da fare qualche calcolo un po’ più complicato questi arretrano sconcertati: gradualità, scaglionamenti, diritti acquisiti? Boh! Meandri del sottobosco politico, enti d’ogni tipo e municipalizzate varie? E chi li conosce? Via di mannaia, forte con i deboli e debole con i forti. Forti? Abbiamo scoperto forti i tassisti, i farmacisti e i notai: figuriamoci se va a toccare un quattrino dei poteri veri. La sua azione è politica, ogni manovra economica lo è, non c’è mai stato un disegno politico più definito, più marcato, più coerente. Di una coerenza granitica, spietata, inaudita. Ma pare non se ne accorga nessuno: hanno addormentato il paese con la litania dell’intervento tennico, neutro, oggettivo. Manco fossero sacerdoti Maya tutti gli esponenti delle caste, in primis la mediatica, ci prospettano inevitabili sacrifici umani, come se non esistessero il pensiero e la scelta, categorie eminentemente politiche, e come se davvero fossimo destinati a farli tutti insieme, i sacrifici, ognuno secondo le sue capacità, marxianamente. 

Ingoieremo tutto, insomma. Sindrome di Stoccolma: più ci brutalizza, più lo apprezziamo. Ci sta dissanguando per conto terzi, senza scalfire alcun privilegio (gli annunci amplificati dalla stampa serva non contano) e a noi pare un eroe. Churchill prometteva lacrime e sangue per salvare la patria, questo ce le prospetta per consegnare la patria nonallo straniero – come sempre han fatto i nostri capi – ma a una vera congerie di stranieri: tanta equanimità non s’era mai vista. 

Qual è il punto? Perché la gente sembra cieca? Lo capisco meglio leggendo un post del mio amico Livio Borriello (http://livioborriello.blogspot.it/2012/11/lefficace-nulla-frullato-il-pulsante.html): 
la vera ragione è che ai votanti l’ultima cosa che interessa è ciò che pensa il candidato. il candidato non deve fare leggi, deve farli godere. l’italiano da voto vuole quello, ed è stato allevato alla luce eutrofica dei media per quello. destra e sinistra, è una distinzione che da tempo non significa più niente. ma pure se significasse, non sarebbe significativa, ovvero decisiva. alle elezioni non vince chi ha le idee migliori, ma chi ha il candidato migliore, e con ciò si intende il più godibile, il più piacione, il più carismatico. è quello che accade d’altronde in america dall’attore reagan in poi, obama incluso. in usa non hanno affatto vinto i democratici (figuriamoci, poi, con un 2% di differenza), ha vinto l’oratoria e l’eleganza di obama sommate alla leggiadra calidità e callidità della moglie. 
Bene, giusto, approvo. Borriello individua il problema: la politica è divenuta una branca dell’estetica. Ma non è colpa delle televisioni, del popolo bue, dell’instupidimento generale: sono stati gli intellettuali a distorcere la percezione della politica, e ben prima di Reagan. Quando l’America scelse il playboy milionario Kennedy, dotato anche lui di moglie stratosferica, scartando il tapino Nixon, sudato e con la giacca sbagliata, dal quale nessuno, come da slogan, “avrebbe comprato un auto usata”, il rampollo fu circondato e sostenuto da “teste d’uovo” come pochi altri: i secchioni sono attratti dal maschio alfa. Lodevole solo per le politiche razziali, Kennedy scatenò la guerra del Vietnam. Ma ad essere consegnato alla storia come Cattivo, incastrato da uno sciocco episodio e dalle cravatte sbagliate sarà Nixon, che dal Vietnam si sganciò, fondò la prima agenzia per l’ambiente e si recò in Cina per quell’intesa, capolavoro di lungimiranza e di distensione, che consentì poi il trattato sulle armi strategiche con l’Unione Sovietica. Non parliamo del bellimbusto maritato Hilary, che i servizietti se li faceva fare nel mitico Studio Ovale, un tempio praticamente, mica nella villa di proprietà in provincia. Gli italici indignati in servizio permanente effettivo si distrassero mentre i fondi dei grossi giornali italiani prendevano in giro gli scandalizzati puritani americani: in Italia, rassicuravano profetici, non succederebbe! Forse perché Clinton è un giovanotto ben piantato, un piacione. Ed è pure democratico, qualsiasi cosa voglia dire. 

Insomma tutti siamo schiavi dell’immagine. Se uno c’ha il premio Nobel della Pace alla carriera (futura), preventivo, a prescinderedeve essere buono: e nessuno avverte la necessità di confrontare il numero di militari e tristi figuri statunitensi sguinzagliati per il pianeta rispetto ai tempi del porco guerrafondaio Bush. Nascosto dietro la moglie callipigia l’abbronzato può mettere a ferro e fuoco tutto il Nordafrica insieme ai soliti compari senza temere critiche: suonerebbero razziste. Siamo tutti schiavi dell’immagine, gli intellettuali più degli altri: si sentono rappresentati e garantiti dal vuoto a perdere Vendola, sedicente poeta. 

Borriello dichiara: non posso approvare Berlusconi perché lui ascolta Apicella e io Wagner. E’ un puttaniere, racconta barzellette, si tinge, si fa il lifting, ha i tacchi, è incolto. Non va bene. Non può rappresentarmi. Mai sentito Borriello - o qualsiasi altro intellettuale, o maestro di scuola – accalorarsi su tassazione, bilanci, politica estera, approfondire le politiche sanitarie e scolastiche. Ha riservato tutta la sua passione a uno scritto sulla visione della sessualità in Berlusca e accoliti. Antropologia, se non Estetica. La sostanza dell’attività politica, insomma, non eccita all’inchiostro. Noi intellettuali ci ricamiamo intorno, una sorta di gossip elevato, pensoso ma frivolo come qualsiasi altro gossip. E più pernicioso perché non si presenta come tale.
Cosa ascolterà mai il robot programmato oltre frontiera? Soltanto listini di borsa, presumo; non lo sapremo mai con certezza, perché non diffonde notizie sulla sua vita privata e nessuno si permette di carpirne, con o senza avallo giudiziario. Ma qualsiasi cosa ascolti, Egli ascolta con sobrietà. La sobrietà. Tutti sono incantati dalla sobrietà. Dopo i nani e le ballerine, basta che uno stia rigido di spalle, chiappe strette e labbruzze tirate, e tutto quello che fa sembra dettato dal Signore. E’ un’immagine come un’altra. Anche questo è apparire. Solo di segno opposto. 

Leggete questa perla del mio amico, nascosta in un profluvio di apprezzamenti ‘tecnici’: 
certo, era meglio se tagliavano più la difesa e meno la sanità. 
Così, en passant. Ma la politica consiste esclusivamente in questo: decidere COSA tagliare. Nessun’altro parametro è più importante. Il mio amico affronta invece la questione come se stesse occupandosi di un dettaglio irrilevante. La politica per lui è ben altro: Estetica, Estetica e ancora Estetica. Non distraetelo con chiacchiere sulla mostruosa cupola di cui il proconsole è emanazione. Gli intellettuali di sinistra preferiscono la destra sostanziale, quella silente e accortamente occultata sotto panni ‘centristi e moderati’ della grande finanza, a quella populista e caciarona, tanto più socialdemocratica quanto più si vanta di destrorsi trascorsi. 

Leggiamo ancora: 
per chiunque lavora invece seriamente, al di là degli errori, che sia il fruttivendolo o un ministro, questo rispetto è un diritto inviolabile... 
Quel ‘seriamente’, badate bene, non è riferito, come si potrebbe credere, alle scelte e all’impegno, ma alla postura. Anche all’aura: questi sono Rettori, docenti universitari, cervelloni. Pure Brunetta è professore, medesima incompetenza, medesima superficialità e medesimo disprezzo per lavoratori e giovani, ma è fuori gioco in quanto nano e berlusconiano. La serietà è un attributo invariabile: i cambi di rotta elettorali sull’IMU e sull’IVA, da far arrossire il più squallido onorevole voltagabbana, non scalfiscono l’immagine, che è determinata dal timbro meccanico, agghiacciante, dell’emissione vocale 

Il mio amico sposa poi un argomentazione commovente: 
i tecnici ci hanno provato, ce ne siamo resi conto tutti all’inizio...ma erano cmq sotto lo scacco della destra, che ha impedito le riforme più eque... 
Ecco, mi ha commosso perché, ‘scacco della destra’ a parte, mi ha ricordato la mia povera mamma: a cento anni compiuti argomentava proprio così in difesa di Mussolini prima e di Berlusconi poi: corruzione? ignavia? era sempre colpa dei mascalzoni che li circondavano. Loro, poverini, volevano fare ma i cattivoni non gliel’hanno permesso. Remavano contro. 

 


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Commenti: 12
  • #1

    Livio Borriello (giovedì, 17 gennaio 2013 10:55)

    l’amico, l’amicissimo elio paoloni si avventura in una maschia polemica e me ne dice quattro sulla mia difesa di monti, peraltro a spada ritratta o poco tratta visto che non lo voterò affatto... l’amico elio è convinto di avermi colto in castagna...il succo (cercherò di essere supersintetico, inutile entrare in interminabili diatribe sul merito...) del suo attacco è questo: benissimo, tu lamenti l’estetizzazione della politica, il godimento sostituito al pensiero ecc... ma non ti rendi conto che lo snobismo tuo, della sinistra e di vendola (perché la frase su wagner e apicella che mi attribuisce è di questi) nei confronti del mio amato (da me elio) cavaliere misesistente è tutta estetica e intellettualoide...(quel che dice ferrara, che manco lui però ne tollera più l’indecenza...) ok, elio, ammetto pure che sei stato scaltro nel cogliere la contraddizione...ma obnubilato dal tuo amore per b., alquanto superficiale. andarti a dimostrare con sillogismi serrati il tuo errore è impossibile, bisognerebbe ragionare sul bilico delle questioni più insidiose dell’estetica e non finiremmo mai...ma basta un po’ di onestà intellettuale per capire che giochi su sinonimie e analogie concettuali. tu confondi valore e apparenza, bellezza e belluria, estetica e cosmesi, scetticismo da filosofo e malafede menzognera da furfante. certo, io sostengo che ogni decisione, kierkegaardianamente, è una follia, che ogni questione etica e valoriale è al suo fondo estetica...ma questo può significare che deve legiferare la minetti perché ha un posteriore esteticamente più commendevole della bindi? oppure rivera perché i suoi assist erano sommamente eleganti? io dico che il problema di fondo è valoriale, ma che la differenza fra le persone è fra chi sceglie come valore – ovvero giudica bella – la giustizia, la cultura, l’intelligenza, la solidarietà, la vertiginosità o magari la lotta, la forza o quant’altri valori veri della destra ci vuoi mettere, e chi trova invece bella: la piscina, la puttana, il capello tinto e rossastro, il denaro e il successo. perché a me queste cose fanno schifo? perché immiseriscono la vita, la rendono profonda esattamente quanto un’epidermide liftata e vasta esattamente quanto il proprio orticello. se monti è più elegante di berlusconi (e wagner più di apicella), non è affatto perché passa il giorno a imbellettarsi, ma al contrario, perché lo passa a pensare, e questo atto ha una sua bellezza profonda, al cui confronto appare ridicola, e infine brutta, la smania puerile di abbellirsi e impiastricciarsi. berlusconi è brutto perché vuole essere bello, non perché vittima della natura matrigna (eccoti il titolo perfetto per la tua prossima fatica letteraria: Ultimo canto di berlusconi...), è cafone perché pensa esclusivamente a piacere, non perché zappi la terra. trascurando tutto ciò, finisci per sparare sarcasmi contro monti e il mio cauto apprezzamento del suo lavoro, tanto ineccepibili tanto insensati, poiché tutti in malafede... fai come un tizio che, odiando michelangelo, argomentasse ineccepibilmente su una certa indubbia scheggina nel poplite del david, o stortura del pisello, e concludesse che va buttato giù... certo a monti si può imputare questo e quest’altro, ma fondamentalemnte lui non doveva né fare la rivoluzione né rifondare l’italia, solo rimettere a posto i conti e recuperare credibilità internazionale, e più o meno l’ha fatto... poi a volte le spari anche più alla cieca... e chi se non b. ha bloccato tutte le leggi sull’incandidabilità, sulle patrimoniali, su regole elettorali che l’avrebbero ulteriormente affossato... sono dati. cmq stiamo parlando di un morto, di una mostruosità politica ormai estinta. come accade ai grandi impostori, altrettanto rapidamente come è salito, crollerà. e così sia.
    livio borriello
    2013-01-10 17:24:42

  • #2

    Elio Paoloni (giovedì, 17 gennaio 2013 10:56)

    Per un attimo ho temuto di essere stato poco chiaro. Ho poi concluso che avevi letto distrattamente, anche perché gli altri lettori non hanno equivocato (vedi commenti in Oltre la notizia, sito debitamente deberlusconizzato, come puoi constatare leggendo il ficcante Più tasse per Totti e Solo un pavido). Il confronto ironico tra Monti e Berlusconi aveva l’unico scopo di rimarcare le differenti immagini. Nessuno è preferibile all’altro (del resto, come analizzato dai più avveduti in vari blog, nell’azione politica sono spesso sovrapponibili). Questo confronto serviva a sostenere la mia tesi, che è esattamente la tua, almeno fin dove tu non decidi di fermarti: questi burattini vengono apprezzati (o condannati) per motivi che non hanno nulla a che vedere con la sostanza reale della loro azione politica. Erano da imputare a Berlusconi tante di quelle mancanze (più mancanze che atti, perché ha peccato soprattutto per ignavia, inconsistenza e vigliaccheria) che mi ha sempre irritato profondamente trovarlo per mesi sui giornali criminalizzato dalla partecipazione a un compleanno e simili morbose fesserie. Questa distorsione non era soltanto folle (avrebbe potuto essere divertente) ma gravissima negli effetti (studiati): permetteva ai suoi avversari di non contestare troppo in dettaglio la sua azione politica, che era sovrapponibile alla loro, ma di agitare il fango sul fondale blaterando di morale, legalità, sobrietà per coprire i gravissimi mali dell’Italia a cui non avevano nessuna intenzione di porre rimedio. Ribadisco ciò che mi sembra già chiaro nel post: se hai perfettamente ragione rilevando che a contare, per i cittadini, non è più l’azione politica ma l’apparenza, sbagli quando ti rifiuti di accorgerti che questo vale anche per chi, apparentemente, evita di adornarsi di piume. Intendiamoci, la tua obiezione è fondata: Monti non finge, non si trucca, non si imbelletta per piacere; lui è nature. Ma come può una mente sottile come la tua non vedere la diabolica sottigliezza di tutto ciò: è stata scelta la maschera giusta da contrapporre a quella ormai inflazionata del piacione, del politico tamarro. In tempi di austerità – sia quella necessaria sia quella inutilmente inflitta – va presentato un boia grigio, che non faccia la ruota. Anche il loden, per certi versi, è un arma di seduzione. Elegante perché pensante, dici: il fascino discreto del professore. C’è studentessa che non lo abbia avvertito? Vedi nel mio pezzo solo rabbiosi attacchi di un nostalgico del Cavaliere (il ferreo – si fa per dire, sillogismo: chi non ama Monti, vale a dire Fini, vale a dire Casini, vale a dire il piacione massimo Montezemolo, non può che essere un olgettino) e continui a rinfacciarmi le sue colpe, quelle veniali, ovviamente. A me, che sottoscrivo pienamente queste tue parole: "cmq stiamo parlando di un morto, di una mostruosità politica ormai estinta. come accade ai grandi impostori, altrettanto rapidamente come è salito, crollerà. e così sia". Mi correggo: avrei sottoscritto. Perché da ieri sera, dopo gli assist forniti da Santoro e paventando gli innumerevoli altri che gli verranno forniti nel prossimo mese, comincio a dubitare. Inutile dire che concordo sull’inutilità della Minetti, così come della sobria Luxuria, e che da funzionario della Sanità trovo che la Bindi sia stato il mio miglior Ministro (non che ci volesse molto). Ma tu hai anche obiezioni sostanziali: sei convinto della validità delle leggi di questo governo e della purezza del suo Presidente: le mie accuse sono “sparate alla cieca”. Per questo ti rimando alle analisi dell’economista althusseriano Gianfranco La Grassa, marxista non pentito né liberalizzato ma evoluto, con scarse, temo, frequentazioni arcoriane, sul sito www.conflittiestrategie.it , oppure a http://www.comunismoecomunita.org/?p=3369. Sono solo due siti a caso, scelti perché non si occupano di pettinature. Incollo anche sul sito Oltre la notizia, dove si è sviluppata la discussione.
    Elio
    2013-01-11 12:36:14

  • #3

    Livio Borriello (giovedì, 17 gennaio 2013 10:56)

    mi perdonerai che non vado a leggere l'economista althusseriano...ognuno ha il tempo disponibile che ha... prendo atto della presa di distanza da b. (che in te tuttavia ha sempre qualche carattere ambiguo)...non ritengo affatto però, per essere banali, che si possa fare di ogni erba un fascio...se poi mi vuoi dire che la gente giudica dall'apparenza, e vota monti per le ragioni "semiotiche" e esteriori che elenchi, sfondi una porta aperta... io sono sempre più antidemocratico, e in pratica favorevole a un patentino di voto che dimostri un minimo di conoscenza, lucidità e onestà... ma ci sono begli scalini di valore fra b. e bersani o vendola o monti o lo stesso casini. convengo anche che alla fin fine ieri sia "apparso" meglio b. che santoro, fra l'altro troppo nervoso (e che non ho mai glorificato)... ma ciò nonostante, col b. nella miglior forma, leonino come non mai, le sue fandonie erano così smaccate che credo pochissimi elettori si ricrederanno.
    livio borriello
    2013-01-11 18:17:34

  • #4

    Elio Paoloni (giovedì, 17 gennaio 2013 10:57)

    Anch'io spero che non prenda ma temo che i sondaggi non sbaglino. Se ho capito bene vuoi tornare al voto per censo, dove però lo status sociale sia determinato dal titolo di studio o equipollente. Toglimi una curiosità: se fossi in commissione il patentino me lo daresti?
    Elio
    2013-01-17 10:50:15

  • #5

    Francesco Caroli (lunedì, 05 agosto 2013 19:22)

    Considerazioni postume

    Qualche giorno fa la Cassazione ha apposto i sigilli su una verità irreformabile e ha chiuso l'ultimo (sperabilmente) capitolo di una storia di ordinaria depravazione, visto lo spessore morale e politico del protagonista.
    La sentenza attesta quanto segue: un signore (si fa per dire), omettendo di versare quanto di competenza all'erario con l'utilizzo di maneggi fraudolenti (del che pare sia uno specialista), ha di fatto sottratto alle casse dello Stato e quindi ai connazionali (cioè a tutti noi) svariate decine di milioni di euro, ammanco che i cittadini contribuenti (cioè tutti noi) han dovuto o dovranno ripianare di tasca propria. I suoi scherani dicono che si tratta di una inezia, ed è senz'altro vero, se la si rapporta alla devastazione che il nostro ometto ha prodotto durante la sua permanenza sulla scena pubblica.
    Ad ogni modo, questo è quanto la Cassazione ha definitivamente chiarito. Ciò che rimane ancora avvolto dall'oscurità - lasciamo agli storici e agli antropologi il compito di svelare l'arcano - è come gli italiani (non tutti noi), che pure passano per un popolo di furbi, abbiano potuto farsi turlupinare per vent'anni da un venditore di padelle.

  • #6

    Elio Paoloni (martedì, 06 agosto 2013 10:33)

    Imperdibile, come tutti gli articoli di questo sito: http://www.conflittiestrategie.it/coglioni-a-bischero-sciolto-di-glg-2-agosto-1

  • #7

    Francesco Caroli (lunedì, 12 agosto 2013 17:31)

    C'è tutto un vociare e un discettare parossistico sulla condanna di B. e sulle sue possibili ricadute sui destini d'Italia. I suoi accoliti e adoratori prezzolati si lanciano in sfide inaudite alle impervie cime della logica, del diritto e financo della spiritualità ( "Risorgerò" scriveva qualche giorno fa il Giornale a caratteri cubitali). Dall'Apologetica a dall'Apocalittica passando per l'Esegetica.
    I ragionamenti sono grosso modo di questo tenore: Silvio è innocente, non ha commesso i reati a lui ascritti, è vittima di una persecuzione giudiziaria e pertanto quella sentenza è invalida; ma se per pura ipotesi egli fosse davvero colpevole, quella sentenza non conterebbe nulla comunque, non potendosi privare di rappresentanza nove milioni di elettori. A questo punto servirebbe (il condizionale è facoltativo) un salvacondotto da parte del Capo dello Stato o una leggina ad hoc, una sorta di "revergination", tale da consentire a B. l'agibilità politica. Ma se per caso tutto questo non fosse possibile, quella sentenza non vale comunque un fico secco e il processo è da rifare poichè il giudice Esposito ha parlato e inoltre indossa scarpe da jogging. E c'ha pure la camicia sbottonata sul davanti.
    Il tutto richiama molto la storiella del contadino che avendo prestato la zappa ad un suo compare, dopo alcuni mesi di inutile attesa gli intimava la restituzione dell'attrezzo o almeno l'esborso dell'equivalente in denaro. Al che quello rispose : << primo, la zappa era rotta; secondo, la zappa te l'ho già restituita; terzo, la zappa me l'hanno rubata nottetempo; quarto, tu non mi hai mai prestato nessuna zappa. >>.
    Governare non governano, ma il divertimento è assicurato.

  • #8

    Elio Paoloni (martedì, 13 agosto 2013 08:27)

    Sì, il teatrino sarebbe divertentissimo, a osservarlo dalla Svezia. Purtroppo ci sono di mezzo le sorti dei questo merdoso paese di tifosi (magari tifassero solo per le squadre di calcio).
    Il nano andrebbe impiccato per ignavia, insieme ai suoi avversari (e ai giornalai, con le loro armi di distrazione di massa), di sicuro non per i reati inventati dalla Boccassini. E' il paradigma Al Capone, che però aveva davvero frodato il fisco. E i delitti del nostro Al Berluscone sono gli stessi dei suoi 'nobili' avversari, che ora tremano all'idea di non avere più a disposizione il mostro da additare.

  • #9

    Francesco Caroli (martedì, 13 agosto 2013 11:40)

    Fenomenologia di Letta

    Enrico Letta è inimitabile. Non per la statura del personaggio, ma perchè non si può imitare, o al limite scimmiottare, quel che non esiste. Non ha tratti distintivi nè tic caratteriali o, che so, una fisiognomica peculiare. Si sottrae a qualsiasi tipizzazione, denotazione, connotazione. Aria da professorino, sobrio nell'aspetto, modi garbati, l'eloquio fluido e misurato, non presenta pieghe, asperità, risvolti, crepe. Very dry, liscio come un uovo sodo, parla un politichese compìto, esprime idee e concetti con oblio incorporato a presa rapida, che al confronto Forlani era un povero dilettante. Pura incapacità di assumere forma, incarna al meglio l'angosciante interrogativo heiddegeriano "che ne è dell'essere?". Ma il dramma vero è che non si presta ad alcuna ironia, satira o sberleffo; persino Crozza ha dato forfait e sta pensando di cambiare mestiere. Come fai a ridicolizzare Enrico Letta?
    Ragazzi, teniamoci stretti Silvio, e quando ci ricapita un altro così?

  • #10

    Elio Paoloni (martedì, 13 agosto 2013 12:58)

    Piena sintonia

  • #11

    F. Caroli (giovedì, 07 agosto 2014 17:29)

    Polemiche a non finire sulla sortita del comandante Schettino all'Università la Sapienza.
    Ma la presunzione di non colpevolezza fino a sentenza definitiva vale solo per i politici?

  • #12

    Elio Paoloni (venerdì, 08 agosto 2014 08:08)

    pare sia una bufala. in ogni caso, in attesa di giudizio definitivo, gli enti pubblici dovrebbero attenersi a una condotta cauta. non dimenticare che per ragioni di "opportunità" dei mascalzoni impedirono al Pontefice di parlare all'università.