Recensiamo i recensori 1

2008-05-12 13:23:10

 

Dopo la chiusura della rivista Fernandel alcune puntate della rubrica descritta qui hanno trovato spazio sul sito Fernandel 

Ora, ospitate dal settimanale di cultura il Domenicale, potete trovare in ogni edicola le mie considerazioni sui recensori. Eccone alcune:

 

LA RECENSIONE: TIPOLOGIA SOMMARIA 

Lapidaria – “I Protocolli dei Savi di Sion raccontati da Camilleri”. Questa è la succinta lettura albionica de Le Uova del Drago. Pur ammirando l’originalità e lo stile di questa “Virtual History della Trinacria Offesa”, Wiliam Ward stigmatizzava sul Foglio la ricerca parossistica di un senso di identità culturale - tipica di chi ha subito una sconfitta militare-strategica - che accomuna Pietrangelo Buttafuoco ad altri inestinguibili focolai del Rancore Anti Anglo- Americano-Giudaico. 

A denti stretti – Sempre a proposito de Le Uova del Drago, Claudio Asciuti (Pulp) è stato costretto ad ammettere che questo romanzo “permette almeno una volta alla destra di staccare la scuderia di sinistra, impegnata a raccontarci i patetici turbamenti giovanili”. Contrariamente ad altri intellettuali, “pavida retroguardia dell’esercito politico, a destra ancor più inane manipolo che a sinistra” Buttafuoco riesce a conferire grande spessore alle figure di contorno, al paesaggio, alle cerimonie, al popolo, “un coro da tragedia greca”. 

Genetica – Su L’immaginazione Folco Portinari disegna la scheda genetica de Le foreste sorelle di Giuliano Scabia: l’ovulo Palazzeschi (quello delle poesie ma anche della nuvola di Perelà), lo spermatozoo surrealista di Campanile e – ancorché non inscritte in specifici organi o deiezioni riproduttive - le marionette di Ceronetti. Questo permette a Scabia, risultante di questa plurima copula, di essere sperimentale davvero, ben più “degli iscritti all’Associazione nazionale Sperimentalisti e Affini Autorizzati e Riconosciuti”. 

Meccanica – “Dategli un documento e vi solleverà il mondo”. Il sollevatore - secondo Luigi Sampietro, che si occupava sul Sole-24 Ore di Una casa per Mr Biswas – è V. S. Naipaul: poggiando su un documento qualsiasi, vero o falso, si tratti della lettera di un antropologo o di un moleskine con pochi appunti, il premio Nobel farà leva perché “una certa idea fissa – il vuoto che sta al centro di tutto – possa instaurarsi”. “Uno scrittore – rammenta Sampietro – non parte mai dalla pagina bianca, ma da una precedente rappresentazione: da un testo o da un abbozzo di forma, orale o scritta, sulla quale sintonizzare il proprio linguaggio”. E, per restare sui rami della Fisica, “stabilisce la propria posizione, come i pipistrelli, misurandola sull’ostacolo che ha davanti”. 

Ottica – Ancora una branca della fisica – o della fisiologia? – nella recensione di Roberto Gigliucci aLa letteratura dell’inesperienza di Antonio Scurati suL’indice. In questo caso la metafora adottata era quella dell’ipermetropia, che consente la visione da lontano di ciò che è grande ma ostacola la messa a fuoco del piccolo, del vicino: Scurati esercita “un antiminimalismo estetico che rifiuta la microscopia e l’understatement per collocarsi senz’altro nelle regioni dei grandi problemi”. Ma l’ottica davvero significativa è quella del recensore, che a metà del pezzo si sente in dovere di analizzare la ‘posizione’ dell’autore recensito, rintracciando i segni inequivocabili di una posizione ‘di destra’: “antiscientismo, anticontemporaneità (Nietzsche e Spengler più che Evola o Guénon), senso del moderno come declino e quindi implicito antiprogressismo, anticomunismo viscerale, difesa del tragico, rifiuto della cultura di massa anche come sintomo di un aristocraticismo trascendentale, rimpianto dell’umanesimo come cura dei morti e dei posteri”. Però, osserva il Ricercatore della Sapienza, “Scurati è uno che vuol guardare in faccia Medusa. E questo è di destra?”. La domanda è pertinente: la scapigliata non rientra nelle facili dicotomie birra/vino, doccia/bagno, sagra/discoteca. Gigliucci ritiene di poter inscrivere lo sguardo a Medusa nel bagaglio destrorso ma, per fortuna, ne deduce che “destra è sinistra sono componenti dell’antropologia di ognuno di noi”. E conclude: “Se noi che scriviamo stiamo un po’ con Scurati, un po’ no, alla fine vorrà dire qualcosa”. Cosa? Non si comprende bene. In quanto a quel “noi” non credo vada inteso come maiestatico, è anzi l’atto di umiltà con il quale lo scrivente si imbosca nel collettivo. Umiltà solo individuale, ché poi ‘noi’ siamo moralmente – quindi artisticamente - superiori per definizione. Ma poteva andar peggio: di solito quando si riscontrano certi ‘inequivocabili segnali’ l’autore indiziato non se la cava facilmente. 

Psichiatrica – Per spiegare Batticuore fuorilegge e altri libri di Tiziano Scarpa “nonché il comportamento pubblico dell’autore”, Alfonso Berardinelli azzarda sul Foglio una vera e propria diagnosi: “socio-nevrosi comunicativa, cioè reazione iperbolica al panico da perdita di audience”. Nei confronti della presente società dello spettacolo Scarpa mostra furore critico e mimetismo a oltranza. Essendosi indebolito il potere pubblico della parola letteraria, Scarpa sente il bisogno “di ’actio’ retorica, di actionteatrale” e sposta la sua letteratura verso la dimensione delle arti performative, così “nella paura di diventare un perdente, si impegna in una gara in cui le regole sono sempre decise dal nemico”.

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