Il tanguero

Ci si aspettava un Papa, è arrivato un tanguero. Speriamo di non dover sostituire la u con un’acca.


L’ho difeso strenuamente, il mio dinoccolato Don Camillo dalle scarpacce nere (anche se assomiglia più a Stanlio che a Fernandel). Se mi sento vicino alla Chiesa è perché credo nel Magistero. Non sono cattolico, sono Papista. E mi incaponisco a sostenere che gli insegnamenti e le esortazioni della Chiesa sono validi e opportuni per chiunque, per qualsiasi individuo, per qualsiasi comunità, in qualsiasi epoca. La coscienza non ha tempo, non conosce evoluzione. Solo la Chiesa, nella

sua bimillenaria elaborazione, nella prospettiva dei secoli, sa cosa è bene per l’uomo. I Comandamenti non hanno scadenze elettorali. E se non capiamo qualcosa, a impedircelo è la nostra vista corta di uomini ancorati alla furia del contemporaneo, al respiro corto della giornata. Anche il più scandaloso e sanguinario dei Papi, nel computo finale del dare e dell’avere, ha svolto il compito che lo Spirito gli ha assegnato. E voi volete mettere le parole in bocca al Pontefice? Ma che ponti avete costruito, voi Come osate!?

 

Ponevo innanzi tutto, come farebbe ogni cattolico avveduto, l’evidenza dei frutti: in poche settimane ha spezzato l’assedio al Vaticano; i giornali

hanno smesso di cavalcare ogni scandalo fino allo sfinimento; le stesse persone che ieri ingiuriavano i preti e deploravano l’esistenza stessa della Chiesa, ora sono incantate; tutte, in famiglia, al bar, in ufficio. Eccoli lì che attendono, comprendono e approvano le sue parole!

Non è lui che sbaglia nel parlare - mi affannavo: sono i media che volutamente distorcono, decontestualizzano, provocano. Lo hanno sempre fatto, anche con la mente più lucida del pianeta,  il Papa Emerito. Sono riusciti a distorcere persino un discorso erudito, sottile, nobile, come quello di Ratisbona!

 

L’assenza di parole per decine di migliaia di cristiani massacrati scientemente da farabutti utili alla strategia del caos dei padroni del mondo? Mah, il Papa è anche un Capo di Stato, fa Politica. Non sempre l’opposizione frontale è saggia e ottiene il meglio. Ricordate Pio XII che sembrava pavido di fronte al nazismo? Diverse personalità ebraiche hanno chiesto per lui la nomina ufficiale di Giusto tra le nazioni perché  ha evitato massacri peggiori e salvato migliaia di ebrei. Prudenti – è l’esortazione del Signore. Prudenti e astuti. E i Gesuiti sono intelligenti e astuti. Padroni della dialettica, formatori delle migliori menti. Egli è gesuita e pure assistito dallo Spirito. Lasciate fare.

Sì, vabbè, astuti. Se si lanciano ogni momento battute da twitter, cosa pensate che faranno i media? Il successore di Pietro ha il dovere di pesare ogni parola. Chiarezza. Sempre. Per fraintendere dovranno fare i salti mortali, censurare, inventare. Non limitarsi al copia e incolla.

 

Così, per ogni ateo che si è acquietato di fronte a una Chiesa ormai depotenziata, centinaia di migliaia di bravi cattolici sono allo sbando. Non capiscono più cosa sia giusto e perché, come se decenni di correttezza fossero stati un equivoco. Da quando in qua crescete e moltiplicatevi vuol dire fatene tre? Da quando in qua i malthusiani comandano in Vaticano? E se sei il Vicario, devi anche giudicare. Perdonare e accogliere vengono dopo il giudizio sul peccato, sulle azioni; sulle azioni deliberate,  perpetuate, è necessario manifestare riprovazione. Il bene e il male sono evidenti. Le distinzioni nette. Ogni Tua azione ha – deve avere – un senso. Pure Hitler era capace di abbracciare i bambini e dare buffetti ai festanti, ma quando ricevi qualcuno, lo ricevi per un motivo. Se un giorno insulti le famiglie vecchio stampo e il giorno dopo ricevi un trans, che stai manifestando? Un corsivo de La Croce stigmatizza il mio stupore: il Papa non ha fatto altro che rendere evidente la missione millenaria della Chiesa, che accoglie tutti, e chi si scandalizza è un nemico della Chiesa oppure le vuole male.

 

Certo che la Chiesa accoglie tutti, ma nella penombra dei confessionali. Invece si sceglie questo momento per lasciar trapelare l’udienza al trans; proprio dopo aver insultato le famiglie prolifiche, proprio mentre i bravi cattolici – e ogni uomo di buon senso – lottano contro l’aggressione alla famiglia. Comprendo perfettamente, anche se non ho studiato da gesuita, cosa si vorrebbe manifestare: che la lotta è contro pratiche e norme inumane e liberticide, non contro la persona e le sue angosce; non si avversano orientamenti e debolezze. Ineccepibile. Ma esistono le regole della Comunicazione, quelle che i gesuiti insegnavano. Ci sono modi e tempi. E per mancanza di misura e di tempismo, il Pastore lancia segnali incomprensibili al suo gregge.

 

Sciocchezze, insorgono da Tempi.it: per comprendere cosa pensa davvero dell’omosessualità “basta studiarsi la propositio numero 64 dell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium, dove si parla di una memoria “Deuteronomica”. Manuel di Casoli spiega anche che «Chi sono io per giudicare?» non è una frase nuova: l’aveva detta un Tizio duemila anni fa a una prostituta.

Se qualcuno nutrisse ancora dubbi sul fatto - prosegue di Casoli - potrà leggere la nota (59): United States Conference of Catholic Bishops, Ministry to persons with a Homosexual Inclination: Guidelines for Pastoral Care (2006). Il testo in lingua originale è chiaro perfino per coloro che masticano poco l’inglese: «Consequently, the Catholic Church has consistently taught that homosexual acts “are contrary to the natural law… Under no circumstances can they be approved”».

 

Questo è scemo. La parrocchiana media che si studia la propositio numero 64? E si illumina trovandoci la memoria deuteronomica? Ci mancherebbe poi che non masticasse l’inglese!
In quanto alla ovvietà del Chi sono io per giudicare, il Tizio aveva anche aggiunto: «Va’ e non peccare più».  Quest’ultima frase oggi non si è proprio sentita. Ogni credente è tenuto a sapere che quella frase esiste? Forse. Di certo non lo sanno tutti i tiepidi e gli agnostici e gli atei militanti ai quali il Pontefice ama tanto rivolgersi. Gente che non ha nessuna intenzione di leggersi la propositio 64 e la nota 59. A tutti bastano e avanzano le incaute parole dei discorsi a braccio. 

Ogni giorno i giornali cattolici sono costretti a rettificare, a spiegare, a commentare. Un continuo sforzo di contestualizzazione. Leggete per intero i Suoi interventi, si esorta: sono pura ortodossia, Cristo è sempre presente. Vero. Lo sostenevo anch'io. Sarà perché glieli scrivono. E dovrebbe limitarsi a leggerli, invece di fare il comunicatore. La gente non legge i discorsi. E neanche i preti. I preti non leggono nulla, non sanno più nulla, non credono al Maligno. Lo si capisce dalla palestre che si fanno costruire chiamandole chiese. Manco i gesuiti leggono più. Fanno meditazione trascendentale. Gli ordini monastici che si rifanno alla Madonna – e alle primigenie regole di povertà francescana tanto sbandierate - vengono perseguitati. Non lo sa il Vicario di Cristo che è il maligno ad avere in odio la Madonna? Teme solo ‘quella lì’. E la temono troppi vescovi e cardinali e perfino esorcisti. Molto ascoltati in Vaticano, pare.

     

Che dire dell’incoerenza di quel ‘vergogna’ senza bersaglio sulla strage di Lampedusa? L’unico grido forte e chiaro è stato levato contro il dio Nettuno. Perché se era rivolto a me, ho ben altro di cui vergognarmi. Se era rivolto al governo, lo stato italiano ha fatto anche troppo, senza l’aiuto di altri stati europei, che ai clandestini sparano. Se era rivolto alle potenze occidentali che hanno deciso di abbattere i capi di stato che governavano pacificamente il nordafrica e il medio oriente, allora, tanto per cambiare, non s’è capito.

 

Tanti cattolici che si erano allontanati ora ritornano. Lo facevo presente anch’io. E ritornano sì! Non c’è più penitenza, non c’è più rimorso. Tutto va bene, tutto è permesso. A cosa si sono riavvicinati? Non tolleravano la religione (i ‘nodi stretti’) e continuano a non tollerarla. Sono tornati in un consesso dove le regole sono fai da te. Ecco a cosa sono tornati. A questi preti mezzi spretati, spogliati, svestiti a prescindere; a questi amministratori di condominio incapaci di dirigere un’assemblea che sembra ormai L’orchestra di Fellini. Li ho sentiti questi amici riaccostati: non gli par vero di non dover pagare dazio.

 

Un pezzo grosso della Compagnia di Gesù, direttore dal 2004 al 2012 della rivista dei gesuiti di Francia "Études", pubblica un libro sulle Filippine che padre Lombardi, gesuita pure lui e direttore della sala stampa vaticana, ha consigliato ai giornalisti che coprivano il viaggio del Papa in quel paese. Il libro bacchetta duramente i vescovi filippini troppo impegnati contro divorzio, contraccezione, aborto, “così poco illuministi”. Difetto di comunicazione? Non sembra proprio: il francese fa parte del Collegio degli scrittori della Civiltà cattolica, diretta da Antonio Spadaro, fedelissimo di papa Francesco (lo segue nei viaggi, concelebra con lui). O questo invito ad adeguarsi alla ‘modernità’ è stato voluto da Jorge Mario Bergoglio o il Santo Padre è circondato da una cerchia di confratelli che non controlla in alcun modo. Mia madre quando voleva insultare un ipocrita lo chiamava gesuita. Ma io credevo che la cattiva fama fosse legata alle calunnie. In ogni caso, ecco precipitato nello sconcerto un intero episcopato. Anzi tutti gli episcopati, dato che i vescovi si presuppone leggano e si ritrovano a leggere queste infamie consigliate dal Vaticano.  

 

Né Stanlio né Fernandel. Forse Larry David in Basta che funzioni di Woody Allen, l'apoteosi del relativismo. Il nuovo verbo è: andate dunque, e siate accomodanti.Non diabolicità dei media ma dabbenaggine di qualcuno. Ci si aspettava un Papa, è arrivato un tanguero. Speriamo di non dover sostituire la u con un’acca. 


Non ho cambiato idea di colpo. Soffocavo i miei dubbi perché aborro i seminatori di discordia (guarda caso ‘seminatori di discordia’ sono stati definiti proprio i vescovi filippini). E non mi sentivo all’altezza di valutare l’esito finale delle azioni pontificie. Ma non è durata: devo dire quello che penso, quello che vedo. Non sono capace di fare altrimenti. Ed ecco che proprio io che mi appendevo alla Chiesa per la mozzetta di velluto rosso, io che mi scagliavo contro quelli che vogliono insegnare al Papa quello che deve dire, mi metto a sparlare del Nostro Pastore, sbertucciandolo con accostamenti cinematografici alla Charlie Hebdo. Sono vittima del diavolo, che divide? Sto stilando il ceck-in on line per l’Inferno? O è giusto che, da frequentatore della comunicazione ed estimatore dei gesuiti d’antan, la sventatezza di un Pontefice mi scandalizzi? Ad ogni buon conto torno dall’aver acceso un cero alla Madonna.  

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Commenti: 23
  • #1

    alex (sabato, 07 febbraio 2015 22:08)

    Bravissimo, hai espresso molto bene lo sconforto di tutti noi che eravamo rimasto aggrappati, oppure eravamo tornati, pagando dazio

  • #2

    Franco el Canario (sabato, 07 febbraio 2015 22:14)

    Caro signor Elio credo che ormai l'unico rimedio sia accendere un cero alla Madonna pregandola di salvare quel poco che e' rimasto sano nella nostra Santa Chiesa

  • #3

    Elio Paoloni (domenica, 08 febbraio 2015 08:38)

    A proposito di ceri, c'è il messaggio di medjugorie, anche se da prendere con le pinze.

  • #4

    f. caroli (martedì, 10 febbraio 2015 22:19)

    Elio, nel tuo elaborato sono affastellati una quantità di temi, ognuno dei quali meriterebbe una discussione approfondita. Mi limiterò a qualche spunto.
    Bergoglio? Mah, dopo un inizio promettente il Papa degli agnosti (ma non era anche Paolo l'Apostolo dei Gentili?) ha ufficialmente esordito con un atto di dubbia opportunità: la santificazione (leggasi deificazione o apoteosi) di due Papi ancora freschi di sepoltura, preparando in tal modo - neanche tanto nascostamente - la propria santificazione. Per il resto non saprei, non mi sembra malaccio, specie se confrontato coi recenti predecessori, e comunque aspettiamo, sospendiamo il giudizio.
    Il problema della Legge e della retribuzione. Il Tizio di cui parlavi, mi sembra, più volte ha affrontato il tema, mostrando scarsa propensione per una adesione puramente formale quanto vacua alla norma. Il sabato per l'Uomo e non L'Uomo per il sabato. Lo stesso Paolo ha dedicato la lettera ai Romani al problema del giudizio, della Legge e del suo superamento. La parabola degli operai nella vigna è esemplificativa. Il padrone assume gli operai a diversi orari ma a fine giornata da a tutti la stessa paga, anche a quelli che avevano lavorato solo un'ora al pomeriggio. Per la cosa protestano i lavoranti della prima ora, quelli che avevano lavorato sin dalla mattina. Il padrone dice di che vi lamentate, non vi ho forse dato quanto avevamo pattuito? E allora?
    Non è questione di relativismo. La Legge è erga omnes, vale per tutti. Ma Dio non ama i contratti collettivi.
    Dio fa accordi individuali. Pace separata. E del resto se Dio è Persona, la relazione con Lui non può non essere che strettamente personale, con buona pace dei preti, i mezzani del Sacro. (E non è che costoro non credono nel Maligno, probabilmente non credono neanche in Dio). Insomma, i vincoli della Legge sono stretti, ma per Il Signore le clausole sono derogabili. I Cechi dicono: siamo un popolo di miscredenti, ma Dio ci vuole bene lo stesso perché non gli rompiamo continuamente le scatole con in nostri problemi e con le nostre preghiere.
    Chi siamo noi per giudicare? Siamo proprio sicuri che un'esistenza esemplare, spesa in ina una condotta moralmente irreprensibile, nell'osservanza indefessa dei precetti della Fede, agli occhi del Signore sia più meritevole di una conversione all'ultimo istante di vita, o al limite di nessuna conversione? E nessuna pietà per i malvissuti, per coloro che spesso portano le stimmate del Male anche per gli altri o al posto degli altri, quel Male che è strumento nelle mani di Dio? Anche nelle famiglie, solitamente il figlio pìù benvoluto è lo scapestrato, la pecora nera, a lui vanno le attenzioni e le premure dei genitori. Il figlio inquadrato, il figlio sistemato non ne ha bisogno. Egli cammina lungo una strada già spianata, il passo sicuro, certa la destinazione. E questo di per sé è già ricompensa. Retribuzione per frustrati, ma pur sempre retribuzione.
    Perciò, niente quote di azionariato della Fede, niente consigli di amministrazione per accogliere o per escludere, abbasso la meritocrazia. Ognuno viva la propria religiosità come meglio gli aggrada, possibilmente senza rigore e senza livore. Il Signore, che conosce il cuore degli uomini, saprà giudicare. Parola di ateo.





  • #5

    Elio Paoloni (mercoledì, 11 febbraio 2015 10:52)

    Grazie, Fra'. Non ti sapevo ferrato in materia. Bell'intervento ma da non cattolico (preferisco: sei troppo intelligente per essere ateo). Gesù ha detto a Pietro di reggere la Sua Chiesa. La tua convinzione che ognuno debba vedersela con Dio per conto suo è quella dei protestanti e non ci riguarda minimamente (tra l'altro 'sto mascalzone ha invitato ad evitare l'entrata nella Chiesa degli ex anglicani (sono in molti a convertirsi e uno dei primi era una gran testa). Il figliol prodigo lo cito ogni momento ma non va certo insegnato al figliuolo corretto a comportarsi come l'ex scapestrato. Ma ho discusso anche con altri amici del tuo campo e sono sempre più convinto di avere ragione: piace a chi non ama i 'mezzani del sacro', a chi si attesta su posizioni eretiche. Come dice un mio amico questo è il Gorbaciov della Chiesa. Ma addavenì Putin.

  • #6

    f. caroli (mercoledì, 11 febbraio 2015 13:57)

    Certo, Elio, comprendo la tua posizione. Qualcuno, però, prima o poi, avrà la bontà di spiegarmi perché Dio dovrebbe aver bisogno di intermediari per rapportarsi ai propri figli (dalla prospettiva della ratio teologica, ovviamente, e non da quella del Magistero).

  • #7

    Elio Paoloni (mercoledì, 11 febbraio 2015 14:06)

    Perchè non ha la pagina Facebook. Ha mandato il Figlio, che ha mandato gli apostoli, che hanno raccontato agli evangelisti. La mediazione c'è sempre. Le tavole le ha dovute trasportare Mosè. Non è che ogni giorno Egli si manifesta nel roveto ardente. Senza gli schifosi 'mezzani' la nozione stessa di Cristo sarebbe evaporata nel nulla. Adesso staremmo parlando di qualcos'altro. Solo i testoni - e i peggiori fondamentalisti - credono che la parola stia lì, scritta direttamente da Dio. Dio parla sempre attraverso qualcosa, qualcuno. Se dovessimo solo ascoltare noi stessi, saremmo tutti animisti.

  • #8

    f. caroli (mercoledì, 11 febbraio 2015 16:17)

    Vedo che comincia a far capolino un equivoco. I Pastori, i ministri del culto li hanno anche i protestanti. Ma il loro compito è di istruire e guidare, di moral suasion, sono il punto di riferimento della comunità, non dispensano salvezze e indulgenze, non applicano sconti di pena al 41/bis del Purgatorio. Extra Ecclesia nulla salus non l'ho mica inventato io, se non vai dal prete nisba, non se ne parla, sei fottuto, sei condannato a marcire all'inferno per l'eternità, possibile che Dio abbia delegato 'sta robetta da niente a questi marchionne dell'anima?

  • #9

    Elio Paoloni (mercoledì, 11 febbraio 2015 18:54)

    Mi riferivo alla Bibbia sul comodino dei motel: ognuno la interpreta da sé, come se in quella traduzione, in quel preciso 'tradimento' ci fosse letteralmente la parola divina. Noi abbiamo duemila anni di elaborazione teologica, per alcuni secoli la filosofia è stata solo teologia. E dovremmo buttare tutto a mare? Comprendo la tua riluttanza ad affidarti a certi preti (e non parlo della loro condotta, non c'entra niente) ma la confessione è un'esigenza fondamentale dell'animo umano. Lo sanno bene i poliziotti e gli psicoanalisti. Io trovo che sia più umano inginocchiarsi che 'stinnicchiarsi' sul lettino o rattrappirsi sotto la lampada del commissariato.

  • #10

    F. Caroli (venerdì, 13 febbraio 2015 17:17)

    So bene che la Rivelazione non è "sola scriptura", né che è data una volta per tutte; la Rivelazione è nella Storia, anzi è essa stessa Storia, per seguire certa teologia di filiazione hegeliana (Ratzinger insegna). Concordo sul fatto che il fai da te nella lettura dei testi biblici comporta un alto rischio di sviamento, anche in considerazione del fatto che vi è contenuto tutto e il contrario di tutto. Del resto recita il salmista: "una parola ha detto Dio, due ne ho udite".E ovviamente non possiamo buttare a mare duemila anni di elaborazione teologica (sia detto per inciso: dalla Riforma in poi - salvo alcune sparute presenze e qualche operazione a ricalco, peraltro fieramente avversate dalla gerarchia - non si ha notizia di una teologia "cattolica". La grande fioritura teologica è di pressochè esclusiva matrice protestante).
    Sono anche d'accordo circa il valore psicologico della confessione, persino quella resa in commissariato; forte è il bisogno di rispecchaimento, di un "tu", o dell'"altro" con cui confrontarsi; come forte è la necessità di un momento catartico. Ma non è che con catarsi si va molto lontano, si possa fare molta strada: inevitabilmente si ritorna allo stesso andazzo, il fiume torna a scorrere - o a straripare - sempre nella stessa direzione. Qui finoscono le analogie tra psicoanalisi e confessione cattolica (e spiace vederti cadere nel luogo comune).
    La psicoanalisi è traduzione e, insieme, restituzione di un racconto e di un discorso, sia pure parzialmente deformati dalla griglia ermeneutica e dall' equazione personale dell'analista. Ma alla fine è il "tuo" discorso. Alla fine l'analista ti chiede, ma tu cosa vuoi fare, ce la fai a guardare in faccia il tuo desiderio? Oppure lasciamo perdere, archiviamo tutto? Comunque vada nulla è più come prima. Ti sembra che la confessione cattolica sia la stessa roba? Non c'è domanda, la risposta è già lì, preconfezionata. Due Ave Maria e tre gloria Patri, ti sono rimessi i tuoi peccati, vai in pace, figliolo. E ricordati di spegnere la luce.

  • #11

    Elio Paoloni (sabato, 14 febbraio 2015 09:05)

    Certo che non sono la stessa cosa: la psicoanalisi è quanto di più relativista ci sia. Riguarda solo quello che hai nella capoccia. Fai quel che ti pare, alla fin fine. Basta che TU stia benino. Gli altri si fottano. E' così deludente che adesso si è affermato il consulente filosofico che, benché socratico e non prescrittivo, cerca almeno di situarti in un orizzonte, di aiutarti a cerare un senso, una prospettiva. A inserirti in una grande narrazione.

  • #12

    F. Caroli (sabato, 14 febbraio 2015 14:23)

    Beh, mi mancava, ecco che viene fuori il classico pregiudizio sulla psicoanalisi: una dimensione solpsistica, una mollezza egoistica, un'atività psichica di tipo masturbatorio cui indulge chi non ha problemi "veri"da affrontare. Ma sega mentale per sega mentale, anche gli "altri" sono una sega mentale; e dubito molto che per essi si possa fare alcunchè se prima non ci si polarizza su stessi. Anchè perchè gli "altri" sono, sempre e comunque, una proiezione personale. Però capisco che fa molto più figo preoccuparsi degli "altri". Tra l'altro non si mostra il "proprio" bisogno, ci si sente più buoni, più adeguati. Più sintonici. E tutto questo senza mettere in conto la malafede quanti sull'afflato altruistico hanno edificato fortune politiche, organismi e istituzioni che su questa melassa hanno costruito imperi economici.
    E qui, se tu sei d'accordo, chiuderei questa interlocuzione, anche perchè la vastità e la complessità dei temi trattati richiederebbe spazi, modalità e strumenti eccedenti gli scopi e i limiti di un blog.
    Ad ogni modo, imperdibile il trafiletto su Bergoglio che si scaglia contro il dio Nettuno. Da antologia.F

  • #13

    Giovanni (giovedì, 05 marzo 2015 16:25)

    Filippesi 2. 3-4
    Non fate nulla per spirito di rivalità o per vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso, senza cercare il proprio interesse, ma anche quello degli altri.

  • #14

    eliopaoloni (giovedì, 05 marzo 2015 16:52)

    Caro Giovanni, nello spirito di umiltà avevo eletto a mia guida il Sommo Pontefice. Ho avuto il privilegio di vivere sotto almeno tre Papi splendidi, l'ultimo dei quali aveva sedotto e 'sottomesso' anche gentaglia come Giuliano Ferrara e Giovanni Lindo Ferretti. Non chiedevo altro che di essere guidato e illuminato dal successore, nell'interesse del mondo intero, non mio. Le mie preghiere non sono state esaudite. Oppure sì e non me ne sono accorto. Ma non è orgoglio, è disperazione.

  • #15

    Giovanni (venerdì, 06 marzo 2015 12:00)

    Scusa Elio, ti capisco. Più che altro il mio intervento era rivolto principalmente a F. Caroli, nella speranza che trovi nella parole di Paolo una diversa chiave di lettura e di adattamento alla nostra realtà umana la quale è infestata si dalla erbacce ma per loro sfortuna tra di esse cresce anche il grano (Mt 13, 24-30). La quale ci costringe si alla ossessiva ricerca del benessere personale (meglio, egoismo) ma fortunatamente abbiamo i mezzi (grazie a Dio) per scoraggiare questa tendenza che appartiene più alla sfera animale che umana. La famigia, i figli, gli amici, gli affetti, il lavoro, ci danno piu gioia di quanta ne possiamo avere "polarizzandosi" su se' stessi. Per finire, non ti scoraggiare Elio, perchè:
    "Così dice il Signore:
    «Come la pioggia e la neve scendono dal cielo
    e non vi ritornano senza avere irrigato la terra,
    senza averla fecondata e fatta germogliare,
    perché dia il seme a chi semina
    e il pane a chi mangia,
    così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca:
    non ritornerà a me senza effetto,
    senza aver operato ciò che desidero
    e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata».
    Is 55, 10-11

  • #16

    mauro marchionni (domenica, 22 marzo 2015 16:15)

    faccio l'ingegnere meccanico ma malgrado la mia "solida" cultura classica acquisita in anni non sospetti al liceo classico (ovvero prima del '68) ho avuto una difficoltà estrema a capire i discorsi di Paoloni.
    Frasi buttate là per far capire e non far capire, battute con nomi citati e non chiariti solo per far vedere che chi scrive è "uno che se ne intende".
    Discorsi alla D'Alema, in altre parole, e questo appellativo non è per me certamente un complimento.
    Continuo a dire che un giornalista DEVE farsi capire da tutti con discorsetti tipo "soggetto, predicato e complemento" senza cercare di intimidire il lettore con citazioni ambigue, frasi che possono essere intese in modi diversi, enunciazione frettolosa di fatti ed eventi che il lettore, chissà poi perchè, DEVE conoscere alla perfezione e delle quali, di conseguenza, non osa chiedere spiegazioni per non fare la figura dell'ignorante.
    Concludo: se dopo una vita di studio nei vari campi della scienza, della ingegneria, della filosofia e della teologia ho difficoltà a capire un testo... due sono i casi:
    - l'autore non vuole farsi capire (e così avrà poi sempre ragione qualunque cosa accada)
    - io mi sono rincoglionito con l'età
    TERTIUM NON DATUR
    (mia figlia opta per la seconda ipotesi)

  • #17

    eliopaoloni (lunedì, 23 marzo 2015 07:53)

    Non sono un giornalista. Tuttalpiù uno scrittore (http://www.eliopaoloni.it/libri/index.html). E questo non è un pezzo prodotto per informare il lettore dei fatti secondo lo schema anglosassone delle 5 W. E' uno sfogo, un'invettiva, un minipamphlet, rivolto soprattutto a chi segue le vicende vaticane e già sa di cosa parlo (vedi primo commento). Legga le pagine di un Ingegnere coi fiocchi (Carlo Emilio Gadda) che quando lo accusarono di avere uno stile troppo barocco sbottò: "Barocco è il mondo".

  • #18

    Giovanni (sabato, 28 marzo 2015 10:59)

    Ciao Elio, nel sito sottoindicato troverai un buon articolo.
    http://www.papalepapale.com/develop/il-papa-che-abbandono-i-gay-al-loro-destino/

  • #19

    eliopaoloni (sabato, 28 marzo 2015 14:11)

    Già letto. Seguo Mastino anche su FB. Magnifico pezzo, come sempre. Però troppo assolutorio. Siamo sempre al solito discorso: un esperto come Margheriti riesce a valutare e comprendere. Ma io stesso non ho le sue capacità. E ll'uomo medio?

  • #20

    f. caroli (lunedì, 13 aprile 2015 15:36)

    E bravo Bergoglio, sarà pure un pop Papa, ma la presa di posizione limpida e coraggiosa sul genocidio degli Armeni non lascia spazio a infingimenti di sorta nè a considerazioni di opportunità diplomatica. Ben altra storia, ben altro piglio rispetto al calabraghe Ratzinger che, per non urtare "la sensibilità" degli islamici, si produsse in una serie di acrobazie linguistiche e letterarie per correggere, rettificare e smentire quanto da egli stesso affermato nel tristemente famoso discorso di Ratisbona (a sua insaputa).

  • #21

    Elio Paoloni (martedì, 14 aprile 2015 08:50)

    Sì, per fortuna ogni tanto dà un colpo alla botte, ma il discorso di Ratisbona questo se lo sogna. Ratzinger non si è mai smentito, tuttalpiù ha precisato.

  • #22

    Giovanni (sabato, 02 maggio 2015 11:47)

    Accidenti, signor f. Caroli che mente brillante! Però è chiaro che del discorso fatto da Benedetto XVI a Ratisbona lei non conosce nemmeno la posizione di una sola virgola. Nè si è preso il frastidio di informarsi sul suo contenuto. Altrimenti la bellezza e gli argomenti del discorso avrebbero dovuto suscitatarle almeno quel minimo rispetto dovuto persino ai nemici. E' disdicevole per una persona di buon senso e di cultura come lei sembra avere, di fronte alla levatura di tale discorso, puntare il dito sulle "braghe calate". Mi sembra che le braghe se le sia calate piuttosto lei di fronte ad una ideologia predominante di cui lei sembra un devoto sostenitore, che richiede un uomo ad immagine e somiglianza di se stesso, incapace cioè di aprirsi alla bellezza del trascendente.
    P.S. Per piacere, nel rispondermi, non alzi troppo la voce. Grazie!

  • #23

    f. caroli (lunedì, 04 maggio 2015 18:03)

    Qual'era la domanda?