Traditori brava gente

"Noi polacchi abbiamo conosciuto il purgatorio. Senza affermare che oggi abbiamo diritto al paradiso, so che abbiamo evitato l'inferno». 

 

Tutte le voci del web, autorevoli e no, concordano nel dipingere il quadro a tinte livide: arroccamento della casta per la perpetuazione del tradimento. I nostri politici vengono classificati in relazione all'identità dei loro burattinai esteri e si può cogliere qualche sfumatura unicamente nel grado dell'asservimento e nella sua datazione. A guidare le danze è sempre la stessa potenza, anche se i media ufficiali non ne

 

parlano (e quando ne parlano danno notizie isolate, senza mai collegarle e trarre conclusioni). Eppure una così vasta e coesa genuflessione risulta inverosimile; certo, siamo un popolo servile, facile da dividere, spesso egoisti, inaffidabili, vigliacchi, ma nella storia troviamo anche conflitti: c'è sempre stato un bastian contrario, un delinquente sull'altra sponda, un testardo indipendente. Possibile che ora nessuno voglia andare a dormire con la coscienza un po' più pulita?

 

Non mi occupo di analisi politiche, di solito mi sforzo di indagare gli animi, ma mi è venuto in mente il generale Jaruzelski. Forse la storiografia non ha ancora tratto conclusioni definitive sul suo conto ma molti pensano a questa grigia figura come a un eroe: con le divisioni corazzate pronte ad attraversare i confini est e ovest decise di risparmiare al suo paese una pesantissima invasione e una guerra civile attraverso una dittatura molto oppressiva all'inizio e poi, appena possibile, più elastica e pronta alle consegne.

 

E ora mi chiedo: fatta la tara all'avidità inestinguibile delle nostre marionette, alle loro pavidità e ricattabilità, è possibile che lascino mano libera allo straniero anche perchè non è possibile opporsi? Lo straniero è già nel nostro paese, non ha bisogno di entrarci. Qualcuno potrebbe seriamente fronteggiarlo? Chi lo ha fatto non è finito bene ma, soprattutto, non è riuscito a ottenere alcun vantaggio per il paese. E' solo la certezza della propria cancellazione - anche fisica - a incatenare quelli che chiamiamo traditori o li trattiene anche la consapevolezza dell'inutilità - o, peggio, del danno - di una vana ribellione?

 

Gli italiani hanno già dimenticato - altre figurine sono state date in pasto al loro immaginario - l'immagine emblematica del triplo cordone di Sigonella. Nell'ottobre del 1985 il Presidente del Consiglio Bettino Craxi decise di non permettere ai Navy Seals di prelevare alcuni terroristi da un aereo egiziano fatto atterrare nella notte a Sigonella. 50 Navy Seals avevano circondato i carabinieri e gli avieri italiani che intendevano prendere in consegna i palestinesi. Dear Bettino fece intervenire altri carabinieri per circondare i circondanti. E per un tempo molto lungo, mentre si apriva un fuoco di telefonate - anche di Ronald Reagan in persona - questi cordoni si fronteggiarono ad armi imbracciate come se fossero all'O.K. Corral. Gli americani dovettero ingoiare. Le implicazioni politiche erano notevoli (in ballo le relazioni con il governo egiziano, l'OLP e tutti paesi del medio oriente) e le argomentazioni giuridiche addotte valide, ma mi piace immaginare che abbia giocato un ruolo anche l'orgoglio, l'ostinazione nel tenere il punto di un italiano che nel suo Pantheon onorava Garibaldi prima di Machiavelli.

 

All'epoca solo pisellino Spadolini era decisamente filoamericano. Perfino il Partito Comunista sostenne Craxi nella crisi politica seguente. E stiamo parlando di un episodio minimo, qualcosa di poco rilevante: alla fin fine si è trattato di difendere i nostri diritti, una tantum, su delle piste in condominioMa nessuno potè salvare Craxi - e un'intera classe politica - dall'operazione Mani sull'Italia del consolato USA.

Immaginate cosa succederebbe ora se qualcuno si mettesse all'opera per sfrattare del tutto i nostri amici da quel condominio - e da tutti gli palazzi di loro esclusiva proprietà. 

 

Signori, sappiamo bene, da tempo, di vivere in una provincia dell'Impero e ci è anche piaciuto. Le porcate contro i barbari non ci hanno infastidito più di tanto perchè ne derivavano bocconi sostanziosi. Ora sono in dubbio anche le briciole, alla tavola non sediamo più: stiamo in piedi, mercenari senza soldo, pronti a servire il Primitivo se lo Zinfandel non bastasse. Da quando la Strategia non tende all'ordine ma al caos siamo in costante pericolo: è permesso rapinarci, umiliarci e anche smembrarci. Non si nascondono più nell'ombra, agiscono alla luce del sole. Sono i padroni. Ci si può opporre davvero? O è meglio tenerseli buoni e strappare qualche salvaguardia? Un volgare machiavellismo invece di assalti garibaldini?

 

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Commenti: 1
  • #1

    gemini24 (mercoledì, 01 maggio 2013 18:03)

    In Italia penso sia tutto da (ri)costruire.L'intervista di Galloni sottintende tantissime cose; soprattutto che, per ritagliarsi un po' di autonomia dai vicini di casa, il ceto politico appena più dignitoso di quel paese si è proposto come interlocutore privilegiato con il dominus del dopoguerra. La situazione odierna è molto peggiore di sessant'anni fa. Tra le macerie del fascismo sopravvisse almeno un apparato statale e un settore manageriale in qualche modo portatore di una immagine e un interesse nazionale. Lo stesso PCI, a suo modo, ne fu portatore. La questione che hai posto è tragicamente realistica; ma solo perchè non c'è, nelle nostre élites alcuna distinzione tra tattica e strategia, nessuna aspirazione alla responsabilità. Per questo, una tattica di cedimento comprensibile, dato il contesto e i rapporti di forza, si trasforma in cieco opportunismo. Vedremo in futuro; ma più i centri nevralgici vengono logorati, più sarà difficoltoso costruire una nazione e più rospi ci toccherà ingoiare